Chao Ge, l'artista e la sua missione. Dal catalogo della mostra Epos, la lirica della luce.
Pubblichiamo qui il testo dal catalogo della mostra "Epos. La lirica della luce" di Chao Ge al Complesso del Vittoriano di Roma, ripreso anche nell'ultimo numero della Rivista Segni d'Arte.
"Questa società è come aria senza ossigeno, le manca qualcosa di buono, soffoca le persone. Chi si trova in questo tipo di ambiente non può vivere sano" scrive Chao Ge della società cinese contemporanea, il cui principio guida sembra essere la sola economia. Ciò sta alterando profondamente il sistema di valori, relegando i principi morali e spirituali ai margini di una cultura consumistica diffusa. Un sentimento maturato a Beijing dove Chao Ge si è spostato per studio prima e per lavoro poi. Un sentimento che contrasta con quello che accompagna la nostalgia delle origini, della terra natia, di quella Mongolia Interna allo stato cinese, caratterizzata da ampi spazi, da orizzonti lontani, dalle montagne e dai fiumi, dalla dignità del lavoro dei contadini e dei pastori, da un nomadismo che è anche mentale e che trova conforto nella sosta nella yurta, che è casa ma anche spazio sacro inalienabile, la cui costruzione segue una precisa ritualità che perpetua simboli millenari. Non è poi così difficile provare a calarsi in quell'ambiente ed incontrare i tanti personaggi che popolano le sue tele, archetipi di uno stile di vita umile e dignitoso, cadenzato da gesti atavici, semplici, caduci come la vita, eterni come i valori profondi che esprimono. Persone che guardano lontano, verso orizzonti che invitano a muoversi, verso la purezza di una luce che non si è preparati ad accogliere appieno senza lo schermo di una mano alzata che la filtri. La fede profonda in questa purezza muove l'intero epos di Chao Ge; questa purezza, catturata e mediata dalle sue opere, viene restituita per intero a chi ha la pazienza di contemplarle. Allora da esse emerge con veemenza quell'anelito all'eternità, dell'arte, dell'umanità e dei valori, che è "tutto ciò che può fare un'artista".
Che questa fosse la missione di Chao Ge è emerso chiaramente nei brevi quanto intensi dialoghi che ho avuto il piacere di intrattenere con lui qualche tempo fa, quando iniziava a prendere corpo la costruzione di questa mostra antologica a Roma. Un uomo colto e curioso, che ben conosce le nostre tradizioni come le proprie, amante del nostro rinascimento, che dialoga di storia, religione, filosofia, di arte ovviamente, e di musica, con una fede genuina negli alti ed eterni valori, che soli possono elevare lo spirito e purificarlo, che soli possono generare una catarsi individuale che attraverso l'arte può divenire catarsi collettiva. A difesa degli alti ed eterni valori si schierano i personaggi delle sue tele, guidati dallo stesso Chao Ge, ben temprato nell'Arte della Guerra di Sun Tzu, testo di cui mi ha fatto dono nel nostro ultimo incontro. Un uomo dunque che ama percorsi impervi e sfide impossibili e che, sono convinto, non disdegna provocazioni creative. Con una di queste mi accingo a chiudere questo breve scritto. Forse quella catarsi, individuale prima, collettiva poi, potrà verificarsi soltanto quando l'artista prima, i suoi personaggi poi, saranno preparati ad accogliere appieno la purezza di quella luce cui sovente dirigono lo sguardo, senza più lo schermo di una mano alzata che la filtri.
G. Arientoli
Dopo l'enorme successo ottenuto con "Epos. La lirica della luce." al Complesso del Vittoriano - Ala Brasini di Roma, mostra curata dagli storici e critici d’arte Claudio Strinati e Nicolina Bianchi nel 2017 e prodotta da Segni d'Arte con la gestione di Arthemisia, prosegue il suo lavoro di studio e di ricerca del bello con la produzione di nuove opere che speriamo di poter ammirare presto anche in Italia.
Chao Ge nasce nel gennaio del 1957 a Hohhot in Inner Mongolia (China). Nel 1978 supera l’esame per frequentare l’Accademia Centrale di Pechino, sezione Pittura a olio, e quattro anno dopo il primo livello universitario nello stesso ateneo. Dal 1987 insegna Pittura a Olio all’Accademia Centrale di Pechino. Nel 2008 l’Accademia di Belle Arti Repin di Russia gli conferisce il titolo di Professore Onorario. Ha esposto le proprie opere in Cina, Russia, Canada, Stati Uniti, Francia, Italia.